Elia Arianna

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Elia Arianna

La figura di Elia Arianna si distingue fra quelle degli altri personaggi storici come una delle sovrane più influenti del suo tempo e nel contempo meno considerate nella critica storica e nella narrativa. Il motivo probabilmente deriva in larga parte dal suo essere donna in un momento storico in cui si materializza una vera e propria reazione misogina contro l’affermazione femminile in campo politico, economico e sociale all’interno del mondo romano. Questa reazione, guidata dalla Chiesa in tutto il mondo cristiano e sostenuta dalla nobiltà senatoria a Costantinopoli, si propagherà rapidamente in tutto l’impero e riporterà la donna in una condizione di totale sudditanza dopo che era quasi riuscita ad acquisire una sostanziale parità di diritti.

Per questo Elia Arianna si trova a vivere e a regnare nel momento di massima libertà e indipendenza delle donne, proprio al trapasso fra antichità e medioevo. Dopo di lei le donne si troveranno in condizioni di crescente difficoltà ad esprimere le loro potenzialità: dapprima in occidente, dove verranno sostanzialmente private di ogni possibilità di apprendimento, e poi anche in oriente dove la Chiesa ortodossa si rivelerà altrettanto misogina di quella cattolica (anche se queste denominazioni appariranno solo diversi secoli più tardi). In sostanza, perché le donne possano recuperare il livello di libertà e di indipendenza acquisiti nel IV Secolo, bisognerà aspettare il XX.

 

Arianna nasce in una famiglia potente, ed è destinata fin dall’inizio ad essere protagonista oppure marionetta nelle mani altrui in quello che è il Grande Gioco del tempo: la lotta per la porpora imperiale. Per essere precisi, a differenza di sua sorella minore Leonzia, Arianna non nasce “nella porpora” (cioè all’interno della famiglia imperiale) in quanto suo padre Leone I accede al trono subito dopo la sua nascita, e questo all’epoca aveva la sua importanza. Però cresce nel Gran Palazzo, all’interno del Sacro Recinto che racchiude i vari padiglioni imperiali, il parco e perfino il porto militare all’estrema punta della città. Leone I (detto “il Trace” a causa della provincia di origine) è il capostipite di una nuova dinastia, e acquisisce e consolida il suo potere calpestando amici e dipendenti; sua moglie Elia Verina oltre ad essere considerata la donna più bella di Costantinopoli è probabilmente anche la più ambiziosa: viene infatti proclamata augusta accanto al marito (“augusta consorte”, o “giovane”), e si ricava una sua fetta di potere personale all’interno dell’amministrazione imperiale: in seguito difenderà questo potere con assoluta mancanza di scrupoli. Arianna apprende dai genitori e dallo spietato ambiente di corte cosa significhi combattere non solo per difendere il proprio potere, ma anche per proteggere la propria vita.

Leone I ha ereditato un impero, quello d’oriente, con molti dei problemi che sotto il suo governo condurranno alla caduta di quello occidentale: crisi economica e demografica, discordie dottrinali fra i vescovi, migrazioni di popoli barbari nei Balcani e invasioni persiane in Siria, e soprattutto la pervasiva presenza barbarica a corte e nell’esercito. Quest’ultimo punto in particolare ha conseguenze dirette sulla vita personale di Arianna, che crescerà nell’odio per i teutoni e nel rispetto per la romanitas, sia pure in versione cristianizzata, che suo padre cerca pervicacemente di restaurare.

L’augusto Leone è un imperatore tutto sommato discreto in un periodo di sovrani pessimi o al meglio mediocri: rimette una parvenza di ordine nel fisco e nell’amministrazione pubblica, media fra i vescovi e affronta con decisione i barbari, tentando anche - senza troppo successo - la carta della cooperazione con il moribondo impero d’occidente. Ma soprattutto, è deciso a liberare l’impero dalla presenza barbarica all’interno delle sue stesse fila. A questo fine decide di combattere il fuoco con il fuoco: vista l’ineluttabilità di dover reclutare barbari nell’esercito a causa della crisi demografica e vocazionale fra i cittadini dell’impero, decide almeno di reclutarli all’interno dell’impero stesso. Si rivolge alle tribù isauriche dell’Anatolia centro-meridionale, tradizionalmente bellicose e tuttora semi-barbare, e recluta in massa fra loro per rinforzare le truppe comitatensi dell’esercito di campagna, e perfino quelle palatine della guardia imperiale. Sceglie inoltre fra gli isauri il marito della sua figlia primogenita, e così Arianna si trova giovanissima a sposare il più anziano comes isaurico al servizio di suo padre: quel Tarassicodissa che, per essere meglio accettato a corte, cambierà nome in Zenone.

L’altra figlia, Leonzia, va per equità a Patrizio, figlio del più anziano comes teutone a corte, il magister militum praesentalis Aspar. Si tratta di una soluzione di breve termine, perché Leone e Zenone tessono una trama complessa che induce volutamente Aspar alla rivolta: le truppe isauriche di Zenone sono pronte, la rivolta è sedata nel sangue, il potere teutone all’interno del Palazzo è stroncato e la giovane e inetta Leonzia si ritrova prontamente libera prima ancora di aver consumato il matrimonio.

Il regno di Leone è però funestato dal disastro militare della battaglia di Capo d’Africa, dove le flotte unite di oriente e occidente sono sconfitte dai vandali: si tratta di una disfatta che oltre a causare il tracollo dell’occidente determina il collasso economico dell’oriente e quindi la fine della popolarità dell’imperatore.

Il matrimonio fra Arianna e Zenone porta alla nascita dell’erede designato al trono: Leone II viene incoronato ancora bambino alla morte del nonno per dissenteria, e vista la sua minore età Zenone riesce con l’appoggio della moglie ed essere incoronato augusto “giovane”, collega di suo figlio nato “nella porpora” e pertanto suo “anziano”. Questo avviene contro la volontà dell’imperatrice vedova Elia Verina, che serberà sempre un profondo astio per la figlia che accuserà (peraltro a ragione) di aver agito per privarla del trono.

La complicata situazione familiare - con un augusto bambino, uno adulto teoricamente sottoposto a suo figlio, un’imperatrice vedova e una imperatrice madre tutti sotto lo stesso tetto - si ingarbuglia ulteriormente con l’improvvisa morte del giovanissimo imperatore: Leone II muore infatti in circostanze alquanto sospette a pochi mesi dall’incoronazione.

 

Si è molto dibattuto sulle cause reali della morte dell’augusto fanciullo (fra l’altro quasi coetaneo del suo collega occidentale Romolo), e alcuni si sono spinti fino ad accusare sua madre di avvelenamento. Altri hanno puntato il dito chi contro il padre chi contro la nonna, entrambi abbastanza privi di scrupoli da giustificare il sospetto. Gli indizi a carico di sua madre sono circostanziali, ma secondo me il successivo comportamento di Arianna rende difficile poterla considerare quel mostro che avrebbe dovuto essere per avvelenare il proprio stesso figlio adolescente.

Chi sicuramente profitta della morte prematura del figlio è Zenone, che viene automaticamente promosso ad augusto “anziano”. Chi non ne profitta per niente è Elia Verina, che a dispetto delle sue trame si troverà nuovamente esclusa dal trono.

Arianna invece in quanto consorte di Zenone, figlia primogenita del defunto Leone I e madre dell’altrettanto defunto Leone II diviene a pieno diritto augusta ella stessa, con grande scorno di sua madre.

Zenone non è un buon sovrano: definirlo un amministratore mediocre è un complimento generoso che forse non merita, ma a confronto con i suoi predecessori occidentali e orientali appare sostanzialmente nella media. Si tratta di un militare ignorante e di estrazione barbarica, portato all’intrigo e alla viltà, sostanzialmente corrotto ma dotato pur sempre di un minimo di buona volontà. Cercherà di fare bene, ma praticamente per tutto il suo regno dovrà lottare contro un’incredibile serie di rivolte da parte dei suoi stessi subordinati e membri della famiglia allargata, prima fra tutte Elia Verina. Incredibilmente, riuscirà sempre a prevalere sui suoi avversari (spesso più inetti di lui) anche grazie alla presenza fortunata di militari e cortigiani leali e decisi a evitare nuovi disastri all’impero.

Arianna - che ha aggiunto “Elia” al suo nome quale distintivo delle sovrane della sua dinastia - sostiene lealmente suo marito cercando di sopperire alle sue evidenti carenze diplomatiche e amministrative, e a poco a poco si crea una sua base di potere personale all’interno del Palazzo: una base di potere che saprà sfruttare a tempo debito dimostrando a sorpresa una capacità decisionale e un potere personale insospettabili.

 

Arianna è una donna del suo tempo: colta, relativamente emancipata grazie ai privilegi di nascita, e decisa a fare la sua parte nel governo di Roma... Almeno di quella Nuova Roma sorta sulle sponde del Corno d’Oro ed ormai assunta a capitale unica di un impero profondamente scosso e ridimensionato dagli eventi degli ultimi anni.

La storia non ci dice molto altro di lei; questo è strano, considerato che studiando gli eventi dei regni di Zenone e del suo successore Anastasio è evidente come molte decisioni fondamentali nei momenti di crisi sono chiaramente riconducibili a lei.

Per quale ragione la cronaca del tempo è così avara di riferimenti ad Elia Arianna, augusta? Le spiegazioni possono essere diverse: dati perduti, fonti scomparse o cadute in disgrazia, antipatia da parte della classe senatoria, misoginia diffusa dei secoli successivi, o forse anche una oggettiva mancanza di rilevanza effettiva da parte sua... Ma fra tutti i possibili motivi di una mancata copertura storica del personaggio quello che a me appare maggiormente plausibile è la riluttanza da parte della Chiesa a consentire un’eccessiva esposizione positiva da parte di una donna nel ruolo di sovrana. A differenza di altre protagoniste femminili dell’epoca (Ipazia, Amalasunta e Irene per citarne tre di diversa estrazione) Arianna è una devota calcedoniana (oggi diremmo cattolica) e supporta lealmente la Chiesa, che vede come uno dei pilastri che sorreggono l’impero; per questo motivo gli scrittori dell’epoca e soprattutto successivi, quasi tutti membri essi stessi della classe clericale, si asterranno dal denigrarla direttamente come faranno invece con le altre; ma comunque porre nel dovuto rilievo il ruolo di potere di una donna - per quanto devota - contrasta duramente con gli interessi di una Chiesa che sotto l’influsso di San Paolo e di Sant’Agostino è permeata di misoginia e decisa a negare alle donne qualsiasi funzione pubblica.

Se così fosse, non si tratterebbe certo di un caso isolato: sono molti i personaggi ingiustamente denigrati o addirittura cancellati dalla storia da parte della Chiesa a causa delle loro posizioni dottrinali o delle loro origini non appropriate dal punto di vista di un’organizzazione volta a forgiare a sua immagine l’intera società. E l’immagine della Chiesa e profondamente patriarcale.

 

 

 

Ecco dunque che Arianna, cresciuta nella porpora, temprata dai lutti personali e dalla spietata ostilità della propria stessa madre, si trova ad affrontare e a sostenere per lungo tempo responsabilità mai prima toccate ad alcuna donna prima di lei... Senza che la storia prenda nota dei suoi generosi sforzi di proseguire l’opera di suo padre per ripristinare la romanitas di un impero ferito ma ancora profondamente vitale.

Altre donne prima di lei hanno retto posizioni di potere nel mondo romano, ma il potere politico supremo è stato raggiunto solo da poche. Cleopatra, Zenobia e Galla Placidia hanno dimostrato coraggio e forza non comuni, ma tutte sono state sconfitte dagli eventi. Eufemia ha retto la porpora quale reggente a pieno titolo, e naturalmente Elia Verina è stata augusta consorte ella stessa... Ma solo Arianna arriverà ad essere veramente augusta “anziana” e a governare di suo pieno e proprio diritto.

Fin qui il personaggio pubblico che si evince, con qualche licenza narrativa, da quel poco che la storia ci ha tramandato di questa donna. Ma che dire della sua vita privata e dei suoi sentimenti di donna?

Ovviamente, se le cronache sono scarne di dettagli sulla sua vita pubblica, quasi nulla rimane di quella privata. Sappiamo che si sposò due volte, entrambe con uomini molto più anziani di lei, sicuramente poco attraenti ma politicamente appropriati. La Chiesa e gli scrittori da essa influenzati, sovente assai solerti nel rilevare supposti eccessi e possibili vizi inconfessabili di donne troppo in evidenza, tacciono completamente sulla sua vita intima, lasciando intendere una modestia esemplare, oppure una estrema prudenza. Sappiamo che sua madre era una donna molto bella, ed essendo suo padre di normale presenza e lei di ottima salute è probabile che avesse anche lei un discreto fascino. Infine ci sono note le sue vicissitudini familiari: perde presto il padre, vive un conflitto insanabile con sua madre, perde un figlio in circostanze assai dubbie e convive con due mariti che sicuramente non apprezza dal punto di vista amoroso, ma non ostante questo non indulge in relazioni o vizi tali da essere registrati da alcuno.

Ovviamente esiste la possibilità che si trattasse di una persona priva di forti impulsi sentimentali o sessuali, ma è più probabile che fosse molto prudente nel perseguire le sue passioni, rimanendo sempre fedele prima di tutto al suo ruolo e alle sue responsabilità in una maniera encomiabile, che dovrebbe essere di esempio anche a molti politici dei nostri tempi come di quelli passati.

Per questa ragione mi sono permesso di attribuirle una storia seria con un altro personaggio ignorato dalla storia ma sorretto dai suoi stessi ideali; una storia priva di sbocchi e che lei saprà governare evitando che intacchi i suoi doveri di sovrana.

Nel complesso, la storia di Arianna si sviluppa come quella di una donna eclettica e tormentata, che per senso di responsabilità saprà sacrificare tutta sé stessa per il bene supremo di ciò che per lei conta di più: Roma.